Scrittore e saggista torinese, ha pubblicato con Fratelli Frilli Editori "Piombo a Stupinigi" (2007), "Veleni al Lingotto" (2008), "Doppio inganno al Valentino" (2009), "L'enigma del pollice" (2010), "La manutenzione della morte" (2011), "Il Cardo e la cura del sole" (2012), L’Amaro dell’immortalità (2013).
Nel 2009 ha pubblicato il saggio "Dizionario ironico della cultura italiana" per la Utet.
Per le Edizioni e/o ha pubblicato "Il fantasma di piazza Statuto" (2012) e "Il diavolo ai Giardini Cavour" (2013).
Nel 2014 ha pubblicato per Dudag l’e-book “Vico Bimah e il passaggio segreto”. Nel 2015 ha pubblicato con Golem Edizioni il saggio umoristico “A bottega dal maestro di cazzeggio”. Nel 2016 ha pubblicato “Le vite anteriori” (Golem edizioni).
Per le Edizioni del Capricorno ha pubblicato, con Biagio Fabrizio Carillo, il romanzo “Il postino di Superga” (2015), “La riva destra della Dora” (2016), “La curva delle Cento Lire” (2016), “Le maschere di Lola” (2017), “La casa della mano bianca” (2017), distribuito con il quotidiano La Stampa oltre nelle librerie.
Dal 2011 collabora con il quotidiano Repubblica, per il quale scrive articoli e racconti seriali.
È socio fondatore di Torinoir ed è direttore artistico della scuola di comunicazione e scrittura Facciamo la Lingua.
Ivan, Rebecca e Yorick sono belli, uniti, in simbiosi, figli di ricche famiglie di una Torino appartata. Sono più di un trio: sono una trinità, come ama dire Ivan. Sono amorali, ribelli, spensieratamente criminali. A un certo punto, però, la loro storia deraglia.
Sulla testa di Ivan dondola la spada di Damocle di un'accusa d'omicidio: se vuole evitare la galera, deve accettare un percorso rieducativo di sedute settimanali con la psicologa del tribunale. Ma proprio la psicologa, Mara Gardin, affascinata da Ivan, bello e sfrontato, scopre di avere ambizioni mai rivelate neppure a se stessa. Ivan coglie l'attimo e con Mara apre un'«agenzia matrimoniale», un paravento per far soldi illegali, con l'aiuto di Yorick e Rebecca. Tutto sembra funzionare, ma la burrasca incombe.
In poche ore, tutto crolla e Ivan si trova ad affrontare l'inferno, a cercar di salvare la sua risicata libertà, a tentare di dare un senso alle misteriose e sconvolgenti coincidenze che iniziano a piovere su di lui, a lottare per riunire la trinità.
Un finale incandescente porrà fine alla valanga di tragedie che si è abbattuta in pochi giorni sull'agenzia matrimoniale. E si faranno i conti con la verità. Un devastante fuoco di fila di sorprese, al centro del quale ci sarai tu, lettore. Massimo Tallone riscrive la sintassi della suspense. In un romanzo in cui al male sembra non esserci mai fine.
Chi è Clarice Cavalcante? Che cosa si cela dietro il suo frammentario passato, di cui si conoscono solo rari lacerti - un lavoro al Bristol, night milanese démodé, celebre per essere stato frequentato dai più sofisticati musicisti jazz, un matrimonio giovanile che la mette a contatto con Marcel Duchamp e l'arte surrealista? E, soprattutto, che cosa accade nell'ormai leggendario Postale dei Fiordi, l'esclusivissimo club di vacanze itinerante per ricchi eccentrici, in cui si entra solo su insindacabile giudizio di Clarice?
Da anni stampa e opinione pubblica cercano di penetrarne il mistero, e quando il Postale fa tappa in un castello sulla collina torinese, l'aspirante giornalista Elena Tarso viene infiltrata per ricavarne un reportage che farà epoca. Ma uno degli ospiti del Postale viene ritrovato morto nella piscina del castello, gli eventi precipitano e la vicenda prende una strana piega...
Ancora una volta, Massimo Tallone spariglia le carte del noir; e se all'inizio sembrerà di vivere in un ambiente narrativo alla Agatha Christie, ben presto il lettore capirà che nessun teorema trova soluzione ricomponendo l'ordine del mondo, nessun esito consolatorio mette fine al caos. Solo uno spaesamento surreale e crudele e, forse, l'esistenza di un mondo parallelo in cui le regole del quotidiano non valgono. Geniale.
"Lezioni di lusso e di immortalità" è il manuale che mancava, nel panorama dei saggi di prima necessità.
Massimo Tallone insegna ad accedere al lusso senza passare per le Ferrari o per i rubinetti d'oro, ma cercando la libertà "esagerata" che si ottiene divertendosi con l'incoerenza o godendo dell'inutile, scoprendo il valore della solitudine o imparando a ignorare il giudizio altrui, aprendosi all'immaginazione o staccandosi da ciò che annoia. Un saggio veloce, fatto di frammenti che si trasformano, pagina dopo pagina, in istruzioni per l'uso della felicità.
Massimo Tallone, in questo nuovo romanzo intreccia due mondi, quello silenzioso e in ombra dell’arte e quello scintillante e mondano della collina torinese.
La feroce competizione sociale per il primato della mondanità spinge alcune donne del bel mondo a puntare ad avere il ritrattista privato. Così, un giovane pittore dell’Accademia Albertina, viene prelevato dalla penombra dello studio dell’incisore con cui collabora e proiettato nella luce abbagliante di una dimora dorata, in una serra trasformata in atelier apposta per lui. Da quel momento, la guerra fra le donne in gara s’infiamma. Quanto può essere feroce la battaglia per il primato di mondanità? Dalla villa che ospita il pittore sfuggono radiazioni luciferine, che culminano con la spettacolare cena di presentazione del ritrattista di famiglia. Tallone architetta una macchina narrativa implacabile, rafforzata da una voce narrante quanto mai originale e da una tecnica di suspense davvero fuori dal comune. I due contesti, quello del lusso e dello charme da un lato, e quello del mondo dell’arte, dall’altro, duettano in un prismatico gioco di specchi deformanti, dove la bellezza e l’eros si intrecciano con l’odio e con la vendetta. I risultati sono di volta in volta esilaranti e tragici insieme, grotteschi e passionali.
Il cuore pulsante della narrazione è la serra, che sembra misteriosamente in grado di addensare al suo interno il meglio e il peggio di chi vi entra, provocando distorsioni psicologiche, impennate amorose, incandescenti spinte omicide…
Una macchina narrativa perfetta, nei cui meccanismi è facile rimanere prigionieri. Fino all’ultima pagina. Il nuovo noir di Massimo Tallone: un «cold case» dentro cui è bello naufragare.
Elisa Sanelli, dotatissima pittrice nella Torino degli anni Novanta, cresciuta nel Cantiere, un collettivo di artisti insediato in un’ex fabbrica abbandonata, muore avvelenata in circostanze misteriose, a 27 anni (come Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Kurt Cobain...). Le indagini e il processo non riescono a dare un nome all’omicida. Anni dopo Francesca, la voce narrante, accetta di scrivere la storia della giovane artista per incarico di un conte eccentrico, biografo dell’eterogeneo gruppo di artisti fra i quali si è sviluppata la tragedia. Elisa è morta a causa del suo straordinario talento o per la sua relazione con Ginevra? Oppure per l’invidia del padre, che non le avrebbe perdonato di essere più brava di lui? E chi sta cercando a tutti i costi d’impedire a Francesca di raccontare in un libro gli ultimi giorni di Elisa? E ancora: chi muove i personaggi come marionette sulla scena del dramma?
(Instant book Vol. 1) La tradizione letteraria italiana è sempre stata poco incline alla pratica del saggio umoristico, specialità tutta inglese, come è noto. Perciò Massimo Tallone si è preso la briga di colmare il vuoto e rispondere a modo suo.
"Fenomenologia del corridoio” inizia dal più ordinario degli scenari, quello di due persone in un corridoio, davanti a una porta. Ma poche righe dopo, Tallone parte subito all’attacco per aggredire le nostre più solide convinzioni, in una sequenza crescente di dialoghi tra il surreale e l’iperrealistico. A tutti, forse, è accaduto, di essere intimoriti da una porta o dal suo significato (quella del dentista?). Ma nessuno si è mai spinto a dire che le porte sono vessatorie, cariche di minaccia, trappole che catturano, che ci ingabbaiano. I personaggi di Tallone, invece, lo dicono e cercano di difendersi come possono. Restando nel corridoio, per esempio. Per proteggersi, per cercare conforto fra mura prive di definizione, trovando svago dentro sé e grazie alla conversazione sconclusionata (ma lo sarà davvero?) con pochi amici molto poco ordinari. Così, il corridoio diventa luogo sospeso di un tempo sospeso (qualche allusione alla primavera 2020?). Diventa golfo e approdo, luogo di vita e di attesa, spazio morbido e accogliente nel quale sostare più che si può. Poi, ognuno può leggere in questo spassosissimo ‘conte philosophique’ a rovescio tutto ciò che vuole, dalla grande metafora della vita interiore al gioco dell’assurdo e degli scambi di senso, dall’esplorazione delle mille anime nascoste negli oggetti quotidiani al gustoso gioco delle logiche rovesciate e dei luoghi comuni smontati. In ogni caso, si ride, e ciò non guasta mai.
Torino 2011: la governante di casa Doro, Annetta soffre di insonnia e nel silenzio della notte, sente strani rumori provenire dallo studio del pittore Ettore, che però è morto da cinque anni. Scettica e pratica ma incapace di spiegare il mistero, accetta di credere al fantasma del pittore, tornato nel suo studio per rivedere le proprie opere. Ma quando una notte nuovi rumori e improvvisi silenzi spaventano Annetta, decide di chiedere aiuto e consiglio al signor Piola, esperto di cose esoteriche, che purtroppo declina l’invito. Una notte Corrado, nipote del pittore, dopo i soliti fruscii, seguiti questa volta da una concitata discussione, cade da una scala e muore. Annetta, spaventata, scende in strada e mentre esce dal portone vede un’ombra svoltare nella via. Questa volta il signor Piola insospettito da quella strana morte, accetta di interessarsi al caso; convince Annetta a organizzare una seduta spiritica con l’obiettivo di evocare il fantasma di Corrado, nonostante la scettica resistenza della signora Maria. L’ectoplasma di Corrado appare tramite una medium e fornisce indicazioni per trovare il suo assassino. Il signor Piola sorride per il buon esito della seduta e per le indicazioni suggerite dal fantasma ma da quel momento in poi tanti nuovi e sconvolgenti dettagli si aggiungeranno alla storia fino all’inaspettato finale.
Susanna è affetta da aptofobia, la paura di essere toccati. È scappata da Torino dopo aver assistito a un crimine. Vive sola, alle Fær Øer, e fa la traduttrice. I cieli tumultuosi e l’oceano color piombo le fanno compagnia. Un giorno, in una libreria di Reykjavìk, in Islanda, incontra lui, lo scrittore, e accetta di raccontare la sua storia, di svelare le ragioni che l’hanno spinta prima in Sardegna, dove è stata a stretto contatto con i pipistrelli di un nuraghe, e poi lì, al nord, davanti a quei mari freddi e ventosi. E sarà proprio alle Fær Øer, sotto un cielo burrascoso e sempre in movimento, che si compirà il suo destino. E quello dello scrittore.
Dall’Odissea a Tre uomini in barca, da Il Conte di Montecristo a La nube purpurea e Pian della Tortilla: libri che ci cambiano, che ci nutrono, che ci curano.
ATTENZIONE: l’assunzione prolungata può essere… salvifica
In quest'opera Massimo Tallone propone di leggere i classici della letteratura come istruzioni per l'uso utili alla propria vita, come rimedi per fronteggiare i disagi e i malesseri di nuova e antica data, come sollievo nel ritrovare in testi lontani esperienze comuni e soprattutto le soluzioni a molti problemi di oggi. La lettura fornisce strumenti indispensabili alla vita quotidiana: perché, infatti, farsi cogliere alla sprovvista da una emozione d'amore o da un furto in casa, quando si può arrivare già perfettamente preparati, grazie alle prescrizioni contenute in "Madame Bovary" e "Nudi e crudi"? Ma "Bartleby mi ha salvato la vita" non è solo un saggio. L'autore fornisce esempi pratici, mostrando come nella sua vita abbia risolto problemi, superato dolori e affrontato imprevisti chiedendo soccorso, di volta in volta, a un personaggio letterario, a un classico.
«Dio ti aiuterà, Lola», ripeté Tanya.
Non avevo voglia di spiegarle che non ero mai stata in grado di rivolgermi a un'entità astratta. Sapevo bene che lei, invece, si rivolgeva spesso a Dio. Quand'era malata e aveva paura di morire, per esempio, pregava Dio. E non soltanto in quei casi estremi. Anche quando aveva l’influenza si rivolgeva a Dio. E se le capitava un guaio in casa, una perdita d’acqua o il blocco del riscaldamento in pieno inverno, il suo pensiero correva subito a Dio, in cerca di aiuto. In pratica, chiamava con il nome generico di Dio la porzione della sua vita sulla quale era impotente. Chiamava Dio lo spazio vuoto compreso tra le sue speranze e l’imprevisto, tra l’attesa e il fallimento.
Da giovedì 21 giugno 2018, è tornata Lola. Questo non è un consiglio, è un ordine: prenotate, andrà a ruba...
«Quando il livello dello scontro sale verso il confine ultimo, quello che ha la morte come posta in gioco, tutto si raffredda, in me, e nessuna emozione riesce ad arrivare fin lassù. Niente più palpitazioni, tremori, ansietà, bestemmie e sputi. Quelle sono reazioni piccine per eventi piccini, come un tamponamento o il furto del portafoglio. Ma se hai davanti il drago che vuole ucciderti o che devi uccidere, non c’è più posto per le bufere interiori. Tutto si placa, prima della battaglia finale, il mare si calma e un silenzio compatto scende sul mondo.»
Silvano Gioia è uno chef celebre. Giovane, bello, adulato. E muore in diretta, mentre conduce la sua seguitissima trasmissione televisiva. Il vino che sta assaggiando è stato avvelenato. Neppure l’agonia del divo basta a interrompere le riprese. The show must go on, a tutti i costi. Ed è subito scandalo. Le indagini puntano un produttore i cui vini sono stati rifiutati da Silvano a causa di un’eccessiva presenza di solfiti. Però qualcosa non torna, e Lola è incaricata dai NAS d’indagare sulla ristretta cerchia di persone che ruota intorno alla vittima. La sorella dello chef viene uccisa nella sua casa di corso Como, a Milano. Subito dopo, in un emporio poco distante, qualcuno spara a Lola, ferendola alla spalla. Lei, però, non si arrende. E organizza la caccia, mentre il Po, sotto una pioggia incessante, sale e minaccia di sommergere Torino. Intorno a Lola, la banda del Covo ritrova vigore. Sandiego e Bakko, con l’aiuto di un rabbino novantenne, stringono la morsa intorno ai colpevoli. Le scoperte sulla vita di Silvano sembrano comporre un puzzle folle: i misteriosi quaderni rossi dello chef, una moglie distante, un segretario instabile come un folletto, un buen retiro tra i monti cuneesi, un viaggio in America. E un segreto d’infanzia che nessuno avrebbe dovuto conoscere. Lola è costretta a rischiare, a sbagliare. Infine a cambiare. Scruta gli eventi, sempre più analitica e spietata, impara a leggere le impronte che persone, interessi e passioni lasciano nel mondo, viene manipolata e apprende a sua volta a manipolare gli attori del dramma. Un noir d’imperfettibile equilibrio, in cui la tensione è dentro e fuori i protagonisti; in cui nessuno è innocente e tutti – ma proprio tutti: anche tu, lettore – sono vittime e carnefici, spettatori non paganti e artefici di un destino che li (ci) sorpassa. Sempre sul filo del baratro narrativo, Lola non smette mai d’inquietare. Di penetrare nelle nostre vite.
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«Ormai ero decisa. Se dovevo scegliere tra passare la vita nascosta, tremando alla vista di ogni divisa, guardandomi alle spalle giorno e notte, o gettarmi nella guerra, a costo di lasciarci la pelle, ebbene, non avevo dubbi. Scelsi ancora una volta la seconda. La battaglia è mille volte più riposante della paura.»
Lola è braccata. Costretta a mascherarsi, a vivere in clandestinità, senza tetto né legge, lontana dal Caveau, il suo negozio di specialità francesi nel quartiere torinese di San Salvario. Obbligata, con ogni mezzo, a far perdere le sue tracce, mentre la polizia la cerca e il cerchio intorno a lei si stringe sempre di più. Perché Lola è stata incastrata. Accusata dell’omicidio della moglie di un altissimo dirigente dell’ASL, coinvolta in una faida senza quartiere tra gruppi estremisti vegani e «carnivori» disposti a tutto per far prevalere la propria fede, Lola è inchiodata da una serie di prove in apparenza inoppugnabili. Tutto è contro di lei, e neppure Guiscardo, il fidanzato funzionario della Digos, è ormai in grado di aiutarla. Ma è proprio in circostanze come queste che diventa utile l’esperienza della zona grigia tra il mondo della legalità e quello dell’illegalità. Radunata una banda di vecchi (fedeli, inflessibili) e nuovi amici, Lola decide di scoprire chi si cela dietro la serie di omicidi in cui è stata tirata dentro, e si prepara alla battaglia. Che non farà prigionieri, e minaccerà di cambiare per sempre le vite dei protagonisti. Se, com’è stato scritto, il noir è una letteratura del rischio, un’esperienza narrativa da cui neppure il lettore può uscire indenne, questo è noir all’ennesima potenza. Furioso, crudele, spiazzante. Alla fine (se c’è una fine), i confini tra realtà e finzione risulteranno più incerti, più fluidi. Pericolosi.
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«Che cosa non quadrava, in tutta quella storia? Dov’era il punto debole? Quale errore stavo commettendo? Gli elementi che avevo a disposizione disegnavano un quadro assurdo, illogico, non plausibile. E nessun ragionamento, anche quelli che davano spazio all’impossibile, sembrava saldare tutta la faccenda in una sequenza verosimile. Lanciai alle nuvole un secondo grido di rabbia, animalesco, rauco, e tornai dentro.»
Nevica. Da giorni. Una coltre bianca ricopre Torino ovattando i suoni, smorzando le luci, rallentando al minimo vitale i ritmi del grande organismo urbano. In questa sorta di sospeso torpore, esplode la notizia: nel giro di poche ore due uomini e una donna vengono ritrovati esanimi, ubriachi, vivi ma con la lingua mozzata. Un gesto d'inspiegabile ferocia. Sulla città semiparalizzata da quell'imponderabile sussulto d'inverno aleggia l'orrore di un crimine seriale, alimentato dal consueto tam tam mediatico. Lola, che vive in un precario ma confortevole equilibrio tra il suo negozio di specialità francesi nel quartiere di San Salvario e qualche lavoretto sotto copertura per la Digos, osserva il manifestarsi degli eventi da spettatrice. All'inizio. Perché poi, all'improvviso, ci si ritrova dentro in pieno, costretta a indagare sull'identità di una delle tre vittime, che sembra provenire dritta dal suo passato lontano e vicino. E finirà per essere coinvolta in una vicenda più grande e complicata, di cui non sa controllare tempi, attori, pericoli, obbligata a fare i conti con un mondo criminale che non conosce e che la trascina sull'orlo di un baratro di cui non vede i confini. Un'indagine ad alto rischio, senza esclusione di colpi, che la porta a muoversi in un sottobosco di individui senza scrupoli che lucrano sul doping nell'ambiente dello sport giovanile e sono disposti a tutto pur di coprire i loro sordidi traffici.
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«Ancora una volta il passato mi riacciuffava per i capelli e mi riportava in guerra. Aveva davvero ragione Bakko, quando diceva che il passato è una corda legata stretta intorno al collo, pronta a serrarsi non appena qualcuno, da un punto lontanissimo nello spazio e nel tempo, ma legato a te da un tratto di storia o da un legame genetico, decide di tirare il capo opposto.»
Lola vive nascosta, seguendo una regola di vita presa a prestito da Epicuro. Dietro il paravento di un negozio di vini e specialità francesi nel quartiere di San Salvario, cerca di far dimenticare un’esistenza che ha varcato più volte i confini della legalità. Ma un giorno il passato, senza preavviso, ritorna.
Le elezioni regionali sono vicine. Aldina Chiappero è una candidata forte, determinata, che nella sua campagna elettorale ama giocare sui più elementari meccanismi della psicologia delle folle. Un sabato mattina, durante un comizio in un popolare mercato del centro di Torino, viene uccisa con un colpo di balestra che le recide l’arteria femorale.
L’omicidio è rivendicato da un fantomatico gruppo di antagonisti, sconosciuto agli inquirenti.
La polizia, presa alla sprovvista, resta al palo. Le indagini non portano da nessuna parte, e allora la Digos decide di riscuotere un vecchio debito che Lola ha nei confronti della giustizia: dovrà essere lei a indagare negli ambienti dell’antagonismo militante per capire chi ha ucciso la candidata. Se non porterà risultati concreti e immediati, l’illegalità del suo passato prossimo e remoto verrà «riscoperta» come per magia, e per lei sarà la galera. Lola, con l’aiuto di vecchi e nuovi amici, è costretta a mettersi al lavoro. E, in un vorticoso, crudo crescendo di azioni e reazioni, la sua indagine squarcerà il velo di corruzione e cinismo che copre i retroscena della politica e del mondo della comunicazione.
Come nel precedentePostino di Superga, Tallone & Carillo costruiscono una macchina narrativa implacabile, capace d’innovare ritmi e contenuti del noir contemporaneo. Il loro sguardo inchioda l’attimo nascente del crimine, ne svela moventi, movenze, tracce. Una scrittura che non giudica: illumina. E, tra un colpo di scena e il successivo, la lettura diventa una cavalcata all’ultimo respiro nelle pieghe più inconfessabili della nostra società.
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Nascendo, in molti casi, ci portiamo addosso il peso di eventi accaduti nelle vite precedenti, eventi dei quali non abbiamo nozione, ma che ci zavorrano, a nostra insaputa, e ci stringono in un angolo.
Se lei, in una vita anteriore, ha ucciso una persona o è stato dilaniato dai cani, rinascerà, dopo quell’esperienza terrena, con il peso di una colpa orribile oppure odierà i cani senza sapere perché. Ma se riuscirà a gettare uno sguardo in quella vita passata che le è oscura e ignota potrà forse restituire alla persona che fu, in quell’altra vita, il macigno dell’espiazione che è giunto fino a lei, o riconsegnare al proprietario il terrore che oggi le fa cedere le ginocchia e sudare freddo a ogni abbaiare di botolo.
Le vite anteriori conclude la trilogia che comprende Il fantasma di Piazza Statuto e Il diavolo ai giardini Cavour (entrambi pubblicati da e/o).
La storia è quella di Lola, giovane donna che dopo sei anni di galera esce e cerca di rifarsi una vita aprendo un ristorante con camere nella periferia nord del- la città. Intorno a lei, ape regina, bella e determinata, si consolida uno strano ménage a quattro, con tre uomini che, sebbene insieme non ne facciano uno, le danno tutto ciò che cerca: sesso, denaro, tenerezza. Un meccanismo perfetto, in cui ogni ingranaggio gira silenzioso e senza scosse, nel cono d’ombra che sfuma i contorni della legalità. Ma ecco che, una notte, Giuseppe, un cliente assiduo della locanda, mite postino privato di un vecchio marchese eccentrico, s’impicca al termosifone della camera di Tanya, scintillante clandestina bielorussa, cameriera e accompagnatrice particolare per i clienti speciali. Da lì in poi tutto precipita, fino alla notte fatale, di violenza assoluta, in cui molto sangue resterà sul terreno.
Grazie a una struttura narrativa originale e ritmata, il romanzo getta uno sguardo acuto e inquirente
sul crimine, sulle sue pulsioni primigenie e sulle tracce che lascia: sempre, anche quando nulla sembra rivelarne la presenza, dove Torino è insieme sfondo e protagonista della scena, tra Superga e il grande fiume.
Così, l’abilità del giallista e la competenza del criminologo si sono fuse in un fertile scambio, dove lo scrittore si è specializzato nelle tecniche investigative e l’investigatore ha affinato l’arte della trama e l’esercizio della sintassi. Il risultato è un testo reso ipercubico dalla coesistenza della tensione narrativa, tipica della fiction, con i dettagli reali, concreti, della moderna pratica criminologica e investigativa.
La lettura del romanzo segnala alla perfezione come i due autori abbiano rimescolato i loro rispettivi patrimoni genetico-culturali per dare vita a un organismo nuovo, che appunto va sotto il nome unico di Tallone & Carillo.
Nell’epoca del battibecco, del dialogo urlato e sguaiato, dell’insulto, dell’invettiva e della provocazione, un libro come A bottega dal maestro di cazzeggio assume il valore di manifesto civico, di voce necessaria a riportare fra i parlanti il piacere dell’ascolto e la gioia del fraseggio, del brio lessicale, della leggerezza arguta e della varietà espressiva.
Con inesausta e scoppiettante vis classificatoria, con millimetrica precisione oratoria il Maestro di Cazzeggio ci mette in guardia dalle trappole che possono trasformare un gaio consesso di parlanti in un temibile comizio o in una pestilenziale conferenza. E ci insegna a guardarci dai tromboni e dai boriosi, ci consiglia di stare alla larga da chi ci vuole convincere di qualcosa come da chi sputa sentenze o dà lezioni dall’alto di uno sghembo piedistallo. Poi, con garbo funambolico, ci illustra modi e tecniche utili a scegliere gli argomenti, a trovare le parole, a dosare i giudizi, a cavalcare le metafore, ad aprire parentesi, a eludere opinioni e respingere luoghi comuni, a praticare l’uso degli incisi e a far fiorire associazioni verbali inattese.
Generoso e mai pago nell’elargire suggerimenti, il Maestro elenca i luoghi adatti e le ore più opportune per sviluppare, secondo i casi, un cazzeggio amatoriale o uno fiammeggiante; prescrive i cibi che meglio accompagnano la sessione; mette in guardia dai nemici interni ed esterni, in un ventaglio vertiginoso di effetti cromatici e polifonici tale da stimolare il desiderio di dedicarsi al più presto alla sublime arte del cazzeggio.
Binocolo non ci vede quasi niente.
E gli occhiali gli servono a poco.
Ma al buio è come se avesse occhi dappertutto. Scivola agile come un gatto lungo i corridoi umidi del Convitto, con le mani appena appena protese in avanti, tastando l’aria, più che i muri. Io gli sto dietro a fatica e inciampo anche dove non ci sono ostacoli.
Se quel maledetto cane di Tenaglia ci sente siamo morti.
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Ma allora il mondo va davvero alla rovescia, se il Cardo s'innamora, se cerca lavoro, se qualcuno ritiene che lui sia figlio di un conte, se un amaro fa campare duecento anni.
E la causa di tutto è un amore assoluto, sconvolgente, mai provato prima. Troppo, per il Cardo, che è costretto a tenere celato il suo sentimento e soprattutto ben nascosto l'oggetto della sua passione. Ma una simile metamorfosi è sospetta, per Angela, che forse è anche un po' gelosa. Intanto il lavoro chiama e il Cardo corre a Monforte, su invito del Rombo, un nuovo amico della bocciofila.
Deve dipingere un trompe l'oeil in una villa circondata dai vigneti. Da quel momento si rincorrono i malintesi, si equivoca tra la vita e la morte, si confrontano uomini e animali, il presente si fonde con il passato e da Monforte si sale a Bairo, nel Canavese, dove un misterioso elisir prende il posto del nebbiolo...
E ancora una volta il Cardo si trova nei pasticci, fra chi vuole bruciarlo e chi prova ad annegarlo per strappargli un segreto che lui stesso ignora... Basterà il suo nuovo amore a salvarlo?
Nell'agenzia immobiliare del Gufo, in piazza Cavour, a Torino, entra un signore azzimato in cerca di case in cui siano avvenuti fatti di sangue. Omicidi, per la precisione, ed efferati, se possibile. Da quel momento cominciano ad accadere strani episodi...
Il cadavere di una donna con gli arti stirati a viva forza mette il Gufo nei guai, e con lui Anna e Vienna, i suoi collaboratori. E poi vetri che si rompono da soli, bisbigli misteriosi, apparizioni, funerali bizzarri, il tutto in un crescendo di orrore e comicità.
Anna e Vienna vorrebbero tirarsi indietro, ma il Gufo decide di andare fino in fondo. Tra un'orgia e una messa nera, grandi dubbi e piccole truffe, Fausto Coppi ed Enzo Tortora, i tre faranno luce su uno dei misteri più esilaranti e paurosi di una Torino esoterica e affascinante.
Il Cardo che scappa da tutto e da tutti è davvero uno spasso. Una strana malattia della pelle lo costringe dapprima a nascondersi e a rendersi invisibile, e poi a rifugiarsi a Sestri Levante per la cura del sole.
Deve guarire al più presto,se vuole ottenere di nuovo i favori di Angela. Ma non è una buona idea smaltire una sbornia in spiaggia, di notte, infilandosi sotto una barca rovesciata, perché al mattino può accadere di risvegliarsi e scoprire di non essere soli... Da quel momento, tutto il mondo sembra dare la caccia al Cardo, che fugge ancora, ricercato per omicidio,braccato e soprattutto riconoscibile per la sua deformità.
Ancora una volta, sarà Ribò a correre in suo aiuto, tra Sestri e Montemarcello, ma la faccenda è seria, perché i morti spesso sono più pericolosi dei vivi...
E allora il Cardo dovrà cambiare faccia e abiti, ma l’appuntamento con il destino e con chi lo vuole morto è soltanto rimandato.
Così, tra Torino e il Levante ligure, il Cardo compie l’ultimo terribile viaggio con chi ha deciso di fare piazza pulita e di lavare l’orrore del mondo con un fiume di lacrime.
Annetta soffre di insonnia e la notte, al di là del muro del suo appartamentino, vibrano fruscii leggeri di pagine sfogliate e di cassetti aperti. La sua mansarda confina con lo studio del pittore Ettore Doro, morto da anni, il cui fantasma sembra però avere ancora qualche conto in sospeso...
Tra sedute spiritiche e mostre da brivido improvvisate all’ultimo minuto, fra la Torino illuminista dei salotti culturali e quella scettica ed esoterica a un tempo, si produce una bizzarra indagine che porterà alla luce un plico che rivela il formidabile segreto del pittore…
Ormai lo sappiamo, sembra che il Cardo attiri i guai. Lui se la ride di tutto, ma quando si ritrova legato e imbavagliato dentro una cisterna di gasolio, a Stupinigi, capisce che qualcosa non quadra. Intanto, un medico viene ucciso con tre colpi di pistola alla schiena mentre corre, al tramonto, sulla pista ciclabile del Valentino. E a Mirafiori c’è chi allevia le sofferenze di malati un po’ speciali con dosi massicce di insulina.
Ribò, con i suoi modi distaccati e freddi, rimette insieme le tessere del mosaico e si avvicina alla verità, ma sono guai anche per lui, perché un demonio lo stende con una dose da elefante di ossicodone. E così il Cardo deve vedersela da solo, vagando come ubriaco sui tetti di San Salvario, in una Torino piovigginosa, contro un nemico che non gli risparmia assalti a colpi di taekwondo. E nemmeno Angela può aiutarlo, impegnata a risvegliare i ricordi erotici di Piero, un clochard che si aggiunge alla serie degli sgangherati amici del Cardo.
Ma su tutto il romanzo, condotto su due piani da un irresistibile Cardo e da una lucida voce che esplora i confini della vita, aleggia il segno di una domanda forte la cui risposta spetta soltanto al lettore.
Chi se ne frega se una puttana nera scompare. A chi può importare se poi sparisce anche un bracciante macedone, dalle parti di Pinerolo?
Storie senza significato... Ma non per Angela, che vuole vederci chiaro. Così, lei e il Cardo partono per la campagna alla ricerca di indizi. Sotto la pioggia o con il sole, di notte o di giorno, con il Monviso sullo sfondo, con l’ingenuità dei dilettanti, vanno incontro a guai grossi… Ma Ribò non può aiutarli, questa volta, perché è in ospedale, perché c’è di mezzo una bambina rapita in piazza Solferino, perché non può abbandonare il medico che lo ha operato… E soprattutto per quale folle ragione c’è un pollice, un pollice umano, al centro di tutto?
La nuova avventura del Cardo e di Ribò si svolge così lungo un doppio intreccio criminale, tra Torino e Pinerolo, che ora avvicina e ora allontana i due protagonisti, in una sequenza di colpi di scena e di esplorazioni che lasciano senza respiro…
Oltre al fatto che applaudiamo all’atterraggio dell’aereo per dimostrare quanto siamo contenti di essere ancora vivi, che pensiamo che le code si debbano sviluppare in 4 dimensioni e che usiamo il clacson come fosse una seconda ugola cos’ è che caratterizza noi italiani e la nostra personale visione del mondo? Massimo Tallone, ha riassunto il nostro modo tutto italiano di intendere la vita, i fatti e le cose in 50 voci di un particolare dizionario targato UTET. Distibuito gratis – si può richiedere con un semplice clic – Il dizionario ironico della lingua italiana esce in occasione della pubblicazione di Cultura italiana, la prima grande opera che affronta l’evoluzione culturale del nostro paese. Parallelo ai grandi tomi, il dizionario ironico di Tallone non trascura le voci-chiave quali il calcio, la pizza, la mamma e tutti i santi. (art. tratto da http://blog.leiweb.it/, 19.11.2009)
closeSiamo alle solite, il Cardo non riesce proprio a starsene lontano dai guai. Colpa della sua lingua lunga e del suo menefreghismo. Del resto lui è il ‘modello base’, quello senza optional. Così, dovrà essere ancora una volta Ribò a tirarlo fuori da un intrigo che nasce fra le calli di Venezia e si sviluppa in un esclusivo circolo di canottaggio, al Parco del Valentino di Torino, con colpi di scena a ripetizione narrati in prima persona dal Cardo stesso, sulfureo, sgangherato e irriverente come sempre. Ed eccolo subito sott’acqua, mezzo annegato, e poi costretto a diventare uno schiavo muto con un collare antipulci al collo, e di nuovo catturato, picchiato dal Golem, per finire poi in un pozzo, nelle segrete di un castello… E tutto per colpa di un innocuo quadro. Mille rogne, insomma, ma anche mille risate, perché il Cardo, ormai lo conoscete, no?, butta tutto in burla.
closeQuale segreto ha portato con sé la devota signora Manassero, morta improvvisamente durante la messa del mattino? Un segreto a cui non crede nessuno, nemmeno Ribò, che ride delle fantasie di quella grassa benefattrice, confidente della vittima. Ma una pistola sotto il naso può far cambiare opinione in fretta... Inizia così, dal quartiere operaio del Lingotto, a Torino, una vicenda nera che squassa una intera famiglia e che si dilata in mondi distanti tra loro, tenuti insieme da una scia di sangue e di orrore. Ce la farà Ribò a far luce sul mistero della signora Manassero? Gli basterà l'aiuto del Cardo, irriverente e sgangherato come sempre?
closeNuovi guai per il Cardo, guai seri. E per sfangarsela non gli basterà correre nudo in un parcheggio, nascondersi in un cassonetto dell'immondizia, o menare fendenti con una padella. Dovrà chiedere aiuto a Ribò. Perché c'è qualcuno che ce l'ha davvero con lui. Ma chi? E perché? Questa nuova esilarante avventura di Ribò ci rapisce fin dalla prima riga in un vortice di situazioni al cui flusso non è più possibile sottrarsi, complici un ritmo indiavolato e - soprattutto - la sintassi del Cardo, che narra in prima persona, e sotto la cui linguaccia sgangherata l'autore sospinge il suo pirotecnico e sulfureo stile.
close“Un’altra Torino nera oltre Fruttero e Lucentini”, un gruppo di 12 giallisti di Torino si unisce per un progetto comune: raccontare il volto oscuro della città nel terzo millennio!
«Fruttero & Lucentini sono morti» ma il thriller a Torino non muore mai. Anzi si trasforma. Dodici scrittori dodici, di quelli che ti tengono incollato alle pagine tra sangue, morti ammazzati e poliziotti dalla vita incerta e il fiuto sicuro, hanno scritto il manifesto delle pagine in nero: Torinoir, sottotitolo appunto «Fruttero &Lucentini sono morti!».
«Torino è cambiata»
«Perché Torino è cambiata e i romanzi che hanno scelto questa città come sfondo non possono avere ancora come riferimento la vecchia Torino dei due grandi scrittori».
Giorgio Ballario, autore di gialli-storici, di cui sta per uscire «Nero Tav», sulle vicende della Val Susa, è l'ideatore di questo nuovo movimento/manifesto letterario: «Rispetto e riconoscenza per Fruttero e Lucentini, ma oggi si sente il bisogno di qualcosa di nuovo. La città non è più quella dei loro romanzi».
Rocco Ballacchino, Giorgio Ballario, Fabio Beccacini, Maurizio Blini, Marco G. Dibenedetto, Patrizia Durante, Claudio Giacchino, Fabio Girelli, Andrea Monticone, Enrico Pandiani, Luca Rinarelli e Massimo Tallone vogliono aprire un canale di condivisione del giallo-noir, contaminazione fra diversi generi e tecnologie.
«Perché il giallo racconta la società molto meglio di altri generi», sottolinea Ballario.
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